Sono molto felice di scrivere il mio primo articolo per questo neonato Blog, ultimo frutto dell’impegno e del lavoro costante di tanti anni della dottoressa Annamaria Salzano, mia sorella, e della dottoressa Fabiana Camuso, al servizio della danza.
La danza è stata protagonista della mia vita da sempre, e, negli anni, ho potuto viverla sotto molteplici aspetti: allieva, danzatrice, coreografa, docente, e, quale presidente di AIDAF, impegnata in prima linea per la regolamentazione e tutela della formazione privata della danza in Italia.
Attraverso la mia esperienza personale a 360° ho toccato con mano sia le cose bellissime che regala questa passione, che le numerose problematiche che affliggono il settore.
In questo magazine, dedicato alla medicina della danza e non solo, scriverò quindi soprattutto di formazione e delle problematiche con le quali combatto all’interno di AIDAF da circa 20 anni.
L’intento è quello di informare, spiegare e far conoscere il più possibile a tutti, e in modo corretto, la situazione del settore, quanto si è ottenuto finora e gli obiettivi da raggiungere.
Per farlo è indispensabile che io parta dal principio e faccia una premessa più generale. E via via negli articoli successivi, affronterò le varie specificità.
AIDAF, (Associazione Italiana Danza Attività di Formazione), è un’associazione nazionale di categoria, che, dal 1999, all’interno di AGIS e FEDERVIVO, si occupa della tutela della formazione privata della danza.
(in foto il Presidente Agis, Carlo Fontana, il Presidente Aidaf Amalia Salzano)
La sua mission è “la tutela e la valorizzazione della formazione, intesa come qualificazione della professione di insegnante di danza, riordino delle scuole private di danza e diffusione della cultura della danza”
Non mi stancherò mai di sottolineare che le scuole di danza private in Italia rappresentano un comparto importante dello spettacolo dal vivo, costituendo la base fondamentale del sistema danza, in quanto la formazione dei danzatori in Italia, è affidata quasi totalmente a loro e la maggior parte dei danzatori italiani si forma in dette scuole.
Un settore che conta migliaia di scuole, con un indotto enorme di allievi, ai quali si aggiungono migliaia di insegnanti e tantissime altre figure.
Migliaia di scuole che operano però senza avere un chiaro referente istituzionale, senza alcun tipo di riconoscimento, senza alcuna regolamentazione che ne disciplini il funzionamento, sia per quel che riguarda la qualificazione e l’inquadramento giuridico degli insegnanti, sia per quanto riguarda l’idoneità delle strutture che ospitano le lezioni di danza.
Un settore che, ormai da troppo tempo, necessita di un completo riordino e di una definitiva regolamentazione.
Il vuoto normativo nella disciplina della formazione coreutica privata perdura dal 1974, ossia da quanto la sentenza n. 240 della Corte Costituzionale ha liberalizzato l’insegnamento della danza.
Questa sentenza, se da un lato ha garantito il libero sviluppo della creatività artistica della danza, dall’altro ha consentito un aumento spropositato dell’offerta formativa in ambito privato, senza parimenti garantire l’adeguata professionalità dei docenti a tutela degli allievi. Non esistendo un titolo obbligatorio, chiunque in Italia ha potuto e può insegnare danza.
Da anni sostengo l’importanza fondamentale della preparazione del Maestro di danza, per il ruolo che riveste nei confronti degli allievi. Non soltanto dal punto di vista strettamente tecnico, ma soprattutto per l’ influenza che può avere nella crescita personale dell’individuo.
L’apprendimento e la pratica dell’arte della danza si rifanno ad una educazione artistica che mette in gioco il corpo e la mente: queste attività in mancanza totale di una regolamentazione rappresentano un serio pericolo per la salute fisica e psichica dei soggetti fruitori, che sono prevalentemente minori e che frequentano la scuola di danza nelle fasce di età più delicate della crescita di un individuo, sia dal punto di vista della crescita fisica e strutturale, che dal punto di vista della crescita personale.
Infine l’emergenza sanitaria, dovuta alla pandemia, ha portato drammaticamente alla luce tutte le nostre problematiche.
La mancanza di un’unica categoria, e il fatto che, purtroppo, molte scuole di danza, negli anni, siano diventate associazioni sportive dilettantistiche o società sportive dilettantistiche, per ottenere le agevolazioni fiscali previste per lo sport, hanno ancora di più peggiorato le cose.
Devo altresì sottolineare che le scuole di danza rivestono un ruolo fondamentale nel tessuto sociale italiano, che va oltre il puro e semplice insegnamento della danza, data la loro valenza educativa e sociale, poiché contribuiscono, in maniera sostanziale, alla promozione, allo sviluppo e alla diffusione della cultura nel nostro Paese, svolgendo un’attività di primaria importanza a livello sociale e aggregativo per i giovani e formando il pubblico del domani.
Per questo tale regolamentazione è ormai improrogabile e costituisce una vera e propria battaglia di civiltà.
Lo strumento primario per farlo esiste già ed è la Legge 175/2017, il cosiddetto Codice dello Spettacolo dal vivo.
Nel testo viene infatti indicato un principio storico, vale a dire l’introduzione di una normativa che regolamenta l’insegnamento della danza tramite la definizione di percorsi formativi e professionalizzanti validi su tutto il territorio nazionale. Con l’attuazione di questa legge, quindi, la figura dell’insegnante di danza acquisterà la piena dignità professionale che mai, incomprensibilmente, le era stata riconosciuta.
Questo risultato straordinario è frutto di un lavoro certosino che AIDAF ha portato avanti, raggiungendo un obiettivo, rincorso per anni, che è anche il cuore della sua Mission.
Si è aperto finalmente uno scenario possibile per il riordino definitivo del sistema della formazione coreutica privata italiana, riconoscendo, da un lato, l’esistenza della figura professionale dell’insegnante di danza e, dall’altro, la regolamentazione delle scuole di danza.
Credo che l’argomento della Legge 175 vada spiegato con cura e nei dettagli, in quanto ho potuto constatare che, nonostante il grande lavoro di divulgazione fatto da AIDAF, soprattutto in questi mesi di emergenza, ci sia una grande confusione e mancanza di conoscenza in merito.
Proprio a proposito di emergenza, AIDAF ha ottenuto un risultato altrettanto storico con la firma da parte del Ministro Franceschini di un decreto che ha stanziato un contributo a fondo perduto per le scuole di danza che non sono né ASD, né SSD.
Si stava verificando infatti una situazione di discriminazione tra le scuole afferenti allo sport, che usufruivano dei vari provvedimenti e contributi messi a disposizione dal Ministero dello Sport, e tutte le altre scuole (con forme giuridiche diverse) che restavano escluse da qualsiasi forma di aiuto.
AIDAF si è battuta fortemente sollecitando l’attenzione del Ministro Dario Franceschini e del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e interagendo costantemente con il Mibact, col supporto di tanti parlamentari sensibili alle nostre problematiche. Finalmente il 30 ottobre il Ministro Dario Franceschini, ha accolto le nostre richieste accorate, e ha firmato un decreto (a valere sul fondo emergenza del Mibact) che ha stanziato un contributo di 10 milioni di euro a favore delle scuole non facenti capo allo sport.
Per AIDAF e per la danza tutta, è stata davvero una grande conquista. Oltre all’importante risultato economico, tale decreto ha posto una pietra miliare nel percorso da noi portato avanti: il Mibact, prendendosi cura di noi attraverso il contributo, di fatto ha riconosciuto l’identità artistica delle scuole di danza e ha confermato finalmente di essere il nostro referente istituzionale.
La strada da percorrere è ancora lunga, ma questi risultati ci spingono a continuare con ancor più forza le nostre battaglie.
Sono certa quindi che questo magazine possa diventare un utile e proficuo strumento per aiutare davvero tutti, per un sano confronto, per fornire informazioni utili, non solo quindi nel campo della medicina, ma anche per divulgare e promuovere la cultura della danza e, che sia, soprattutto, al servizio della Danza tutta.
AMALIA SALZANO