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La danza e la musica in riabilitazione

di Annamaria Salzano
La danza e la musica in riabilitazione

Il binomio danza e musica è un’unione inscindibile, da sempre;

danza e musica, infatti, attivano il circuito cerebrale del piacere, della coordinazione motoria e della successione dei movimenti corporei, in chi la pratica ed in chi le guarda ed ascolta.

La musica, il ritmo, collegati alla danza sono una forza potente: incidono sull’umore, possono avere un effetto eccitante o al contrario calmante, possono persino indurre stati di coscienza alterati. Proprio per questi motivi, la danza e la musica vengono spesso utilizzate a scopi terapeutici, per esempio nella riabilitazione di condizioni patologiche caratterizzate da disabilità motoria, come ictus e morbo di Parkinson; nelle problematiche psicomotorie. Ciò avviene perché la musica associata al movimento corporeo è in grado di apportare vantaggi nella crescita e nell’apprendimento nei bambini, inoltre, integra e armonizza i vari aspetti della personalità … Il corpo è in movimento continuo ed il movimento è il canale preferenziale attraverso cui i bambini conoscono e scoprono il mondo.

Questo si spiega in quanto il ritmo stimola importanti aree cerebrali: la corteccia orbito frontale che è coinvolta nei processi decisionali e responsabile della condotta e delle emozioni; lo striato ventrale che svolge un ruolo nel sistema di ricompensa e quindi nella motivazione; il cervelletto, coinvolto nell’apprendimento e nel controllo motorio.

Musica e danza, quindi, attivano il circuito cerebrale del piacere, ma anche la coordinazione e la successione dei movimenti. Queste arti danno vita ad un ‘trascinamento neurale’, ossia una manipolazione delle onde cerebrali che migliora la memoria, l’elaborazione delle informazioni in arrivo e di conseguenza l’assimilazione di nuovi concetti.

Quando si danza, la concentrazione consente al ballerino di prevedere il cambiamento ritmico nelle sequenze musicali, creando un adattamento cerebrale attivo e immediato, stimolando un miglioramento nello sviluppo cognitivo; altresì ì, il danzatore, deve ricordare ed anticipare mentalmente l’elaborazione coreografica perfettamente sincrona alla musica. Un danzatore deve eseguire la coreografia sui tempi musicali impartiti dal coreografo e previsti dalla partitura musicale.

Danzare richiede l’abbinamento del movimento del corpo alla musica e di sincronizzare tali movimenti al ritmo. Fare ciò implica una corrispondenza diretta tra gli input uditivi che il danzatore recepisce e le sue precise risposte motorie.

Il cervello dei ballerini mostra una maggiore concentrazione sulle basse frequenze theta legate ai processi di emozione e memoria, e si dimostra maggiormente reattivo, sviluppato ed evoluto, grazie alla precisione dei movimenti richiesti dalla danza e all’armonizzazione con il ritmo musicale.” (Hanna Poikonen, ricercatrice della Cognitive Brain Research Unit dell’Università di Helsinki, nell’ambito delle neuroscienze applicate alla danza.)”

Questa ricerca dell’Università di Helsinki ha portato alla luce che l’aumento della stimolazione nella corteccia somatosensoriale che si trova nel lobo parietale, nei ballerini è una delle aree più attive. Quest’area ha il compito di regolare i seguenti processi:

Coordinazione occhio-mano.

Informazioni tattili.

Sensazioni vibrazionali.

Movimenti muscolari.

La Poikonen ha utilizzato ‘potenziali legati agli eventi’ (ERP) ed elettroencefalografia (EEG), è riuscita a monitorare il modo in cui il cervello dei ballerini professionisti differisce sia dal profano medio che dai musicisti professionisti.

I recettori della corteccia somatosensoriale ricevono informazioni relative al tatto, alla temperatura, al dolore e, a loro volta, ci danno informazioni sulla posizione del nostro corpo nello spazio.

Il nostro corpo rilascia endorfine permettendoci di avere una maggiore creatività e un modo di pensare innovativo.

Studiare danza e danzare regolarmente influisce sul modo in cui pensiamo e interagiamo con l’altro.

“Il dolore, lo stress e l’ansia spesso vanno di pari passo con la depressione: la danza, la musica e le relative forme espressive di terapia potrebbero aiutare a ridurre le fluttuazioni mentali anche prima dell’inizio della piena depressione”, ha detto la Poikonen.

Sulla base di un corpo crescente di prove empiriche, essa ritiene che il movimento della danza possa essere usato nell’ambito di un trattamento olistico per condizioni come il Parkinson, il dolore cronico, la demenza, l’autismo e i disturbi dell’umore.

A supporto di quanto detto è stato pubblicato un altro recente studio su NeuroImage da un team di ricercatori dell’”International Laboratory for Brain, Music and Sound Research”, dimostra che la danza e la formazione musicale hanno effetti ancora più forti sul cervello rispetto a ciò che si pensava in passato, ma in modi decisamente diversi.

I ricercatori hanno utilizzato tecniche di immagini ad alta tecnologia per confrontare gli effetti della danza e della formazione musicale sulla struttura della materia bianca di esperti in queste due discipline. Hanno quindi esaminato la relazione tra i cambiamenti del cervello indotti dalla formazione nella danza e nelle capacità musicali.

In foto Liudmila Konovalova Etoile, Teatro dell’Opera di Vienna

“Abbiamo scoperto che i ballerini e musicisti differivano in molte regioni della materia bianca, tra percorsi sensoriali e motori, anche a livelli cognitivi primari e superiori di tale processo”, asserisce Chiara Giacosa, (Concordia PhD dottorando e autore principale dello studio.)

In particolare, i ballerini hanno mostrato connessioni più ampie di fasci di fibre che collegano le regioni sensoriali e motorie del cervello, molto simili a fasci di fibre più ampie che collegano i due emisferi del cervello, nelle regioni che elaborano le informazioni sensoriali e motorie. I musicisti, a loro volta, avevano fasci di fibre più forti e più coerenti in quelle stesse vie.

Questo suggerisce che la danza e la formazione musicale colpiscono il cervello in direzioni opposte, aumentando la connettività globale, e il rafforzamento di percorsi specifici nel campo della formazione musicale”, spiega Giacosa. “Infatti, mentre i ballerini allenano tutto il corpo, che ha una rappresentazione più ampia nella corteccia neurale, i musicisti focalizzano la loro formazione in alcune specifiche parti del corpo, come mani, dita o bocca, che hanno una rappresentazione corticale più piccola nel cervello.”

Un altro articolo del 2016 di Peter Lovatt (“This Is Why We Dance”) riassume che il cervello umano fa la coreografia del movimento di oltre 600 muscoli mentre balla. Lovatt ha scritto:

“La corteccia motoria, situata nella parte posteriore del lobo frontale, è coinvolta nella pianificazione, nel controllo ed esecuzione di movimenti volontari. Nel frattempo, i gangli della base, una serie di strutture nel cervello, lavorano con la corteccia motoria per attivare movimenti ben coordinati. Anche il cervelletto, nella parte posteriore del cranio, svolge diversi ruoli, tra cui l’integrazione di informazioni dai nostri sensi in modo che i movimenti siano perfettamente fluidi e precisi”.

Prendendo spunto da queste riflessioni e studi scientifici, sarebbe opportuno elaborare percorsi riabilitativi con la collaborazione di esperti in neuroscienze sia per la riabilitazione di determinate patologie neurologiche ma anche per migliorare le performance artistiche dei danzatori e dei musicisti.

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